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Solaero

Mottarone 09

2 Novembre 2009 , Scritto da solaero Con tag #AERO - Racconti di pendio

Mottarone 5-6-7-8 aprile

 




Dopo un inverno molto impegnativo e prima della nascita della nostra seconda bambina prevista per fine maggio, decidiamo di concederci quattro giorni di relax dalle parti di Miasino, un paesello della tranquilla zona che divide il Lago d’Orta dal lago Maggiore. La scelta era dovuta al fatto che tanti anni fa eravamo già andati qualche giorno da quelle parti e ci era piaciuto moltissimo. Inoltre con pochissimi Km si raggiunge il Mottarone con il suo fantastico sito di volo in pendio…

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Ovviamente mi porto i modelli ma non sono sicuro di poter volare: le webcam del mottarone non funzionano e da quanto riesco a capire da vari siti internet le piste da sci sono ancora aperte.

 

Dopo la sistemazione al B&B andiamo subito a vedere il pendio: sono le 11.00 la neve ricopre ancora parte della zona di atterraggio ma ciò non impedisce più di volare e c’è una discreta brezza termica da valle che promette bene. Solo, si stanno formando dei nuvoloni ad una quota che sembra di poche decine di metri più alta di noi…

 



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Scendiamo velocemente al primo ristorante del Luciago (a circa metà salita) dove con una cortesia e una familiarità davvero straordinarie i proprietari aprono la cucina praticamente solo per noi.

 

Dopo il veloce ma prelibato pranzetto rieccoci alla zona di volo ma la copertura nuvolosa si è intensificata e da valle arrivano solo sporadici sbuffi assai deboli.

 

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La voglia di volare è tanta e viste le caratteristiche del pendio decido di montare l’Easy Glider puro: se non si starà su mi allenerò a fare rientri e quindi farò anche un minimo di salutare attività motoria per recuperarlo qualche metro sotto.

 

E infatti per una buona mezz’ora è così. Arriva un modellista del luogo venuto a vedere il pendio senza modelli in quanto la settimana prima c’era ancora una quantità di neve impressionante. Mi dice che se ci sono condizioni volano anche in inverno sul tappeto bianco (mediamente 20cm) ma quest’anno ne è caduta talmente tanta che la strada per la vetta del Mottarone era una trincea scavata in certi punti inoltre 3m di neve.

La situazione degli alberi (rami e tronchi divelti) conferma l’eccezionalità dell’evento.

 

Nel frattempo arrivano alcuni parapendii e alcuni raggi di sole riescono a bucare la coltre di nubi.

Iniziano le prime timide termiche e ai semplici rientri cominciano ad alternarsi voletti via via più lunghi.

 

Atterrato causa perdita della “bolla”, lascio decollare un parapendio che però non riesce a salire e si posa nell’emergenza: un piccolo praticello in pendenza delimitato da una fila di alberi vicino alla strada più in basso, poi rilancio.

 

Le condizioni si fanno via via più sicure e quando il parapendio, recuperato dai colleghi, ridecolla e riesce a stare in quota sono già bello alto.

 

Verso le 17.00 devo a malincuore atterrare a causa di impegni a valle. Appena il tempo di ritirare tutto che inizia a piovere a secchiate: le nuvole che lentamente si erano formate a partire dalla tarda mattinata si sono alzate, si sono radunate proprio sulle nostre teste e ora scaricano un torrente d’acqua.

 

Non ho potuto beneficiare di condizioni ideali ma mi sono veramente divertito. Il posto è incantevole e solo la foschia e le mie modeste doti di fotografo non mi permettono di mostrarvelo in tutta la sua bellezza con le immagini.

Inoltre anche i semplici rientri e la disperata ricerca di un filo di corrente ascensionale sono un esercizio davvero importante e formativo.

 

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Per il giorno seguente, le previsioni annunciano il meteo migliore dei quattro a nostra disposizione quindi decidiamo di andare a vedere le isole borromee al mattino e poi di ritornare in pendio nel pomeriggio.

 

La visita di questi luoghi molto carini ci viene rovinata dalla assolutamente inadeguata gestione dei servizi di traghetto.

Appena scesi dalla macchina veniamo accolti cordialmente da uno dei tanti marinai in divisa che ci accompagna alla biglietteria. Dopo aver pagato uno sproposito per vedere le tre isole alla biglietteria ufficiale del servizio, scopriamo di essere caricati da soli su un taxiboat privato che dopo aver salpato in tutta fretta ci dice che l’isola Madre è chiusa, ci porta all’isola dei pescatori, ci fa scendere e ci dice che sarebbe venuto a prenderci 3 ore dopo! Siamo imbufaliti abbiamo pagato per 3 isole e alla fine dobbiamo spendere tutto il nostro tempo sull’isola più piccola visitabile in mezz’ora.

Durante il pranzo in una pizzeria, anche il gestore ha modo di dimostrare tutto il suo malcontento circa questa situazione che sta lentamente affossando il turismo del luogo.

Trattandosi di un servizio taxi ci consiglia di telefonare al traghettatore e di farci venire a prendere subito. Costui risponde che è impegnato in un altro servizio, poi arriva con una ventina di minuti di anticipo ma con la scusa di dover aspettare altri clienti (che sicuramente hanno pagato per un proprio servizio privato) ripartiamo all’ora prestabilita.

Le nostre rimostranze lo innervosiscono in modo molto evidente e dopo un po’ ci restituisce prima 20Euro poi altri 10 ad ulteriore dimostrazione di come stanno le cose: Prima pela il turista, poi se qualcuno protesta fingi di rimetterci di tasca tua prima che venga sollevato il polverone…

Sta di fatto che abbiamo pagato comunque il doppio del prezzo del biglietto pubblico per vedere le tre isole e ne abbiamo vista una sola.

Avverto quindi chiunque abbia intenzione di visitare queste perle di farlo con altri mezzi (internet, foto, cartoline, guide fotografiche…) e di non regalare il proprio denaro a questo perfetto sistema di truffa legalizzata che evidentemente beneficia di tutte le concessioni pubbliche del caso.

 

Finalmente a terra, ripercorriamo la strada che ci porta al campo di volo dove mentre moglie, panciona e pargola fanno il riposino, inizio a fare i primi lanci in compagnia di un modellista del luogo (che mi indica anche un sito di volo raggiungibile solo a piedi vedi foto sotto).

 


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La giornata sembra migliore anche se c’è parecchia foschia, la neve è completamente scomparsa per il gran caldo ma il vento piuttosto teso proveniente da destra è un po’ troppo parallelo al pendio e turbolento.

 

Si vola comunque anche se si deve lottare parecchio.

Nel corso del pomeriggio la situazione migliora e cominciano ad esserci, seppure un po’ intermittenti, degli “ascensori” di tutto rispetto.

Decido quindi di montare e di far fare il secondo volo al mio Cularis.

 

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Faccio fatica a prenderci la mano, spesso cerca di partire in vite e sembrerebbe che le condizioni siano di nuovo calate. Dopo comunque una quarantina di minuti di bel volo atterro. Rilancio l’Easy e scopro che le condizioni sono sempre buone. Possibile che il Cularis sia meno efficiente del Glider?

 

Atterro per la merenda e la brezza si smorza sensibilmente. Provo a rilanciare il Glider pensando di fare di nuovo dei rientri in attesa dell’ora della cena che volevamo gustarci in vetta al mottarone.

 


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Con sorpresa scopro però che probabilmente si è innescato il meccanismo della “restituzione” come la chiamano i francesi. Il calore accumulato dal terreno, in calma di vento, genera una corrente ascensionale dolce e presente quasi ovunque.

Passo una decina di minuti magici.

Atterro solo per provare ancora una volta il Cularis. Con meno turbolenza dovrebbe essere più facile affinare le regolazioni. Però non solo non riesco a fare quota, ma con la coda bassa riesco appena a rientrare in fondo alla parte atterrabile del pendio sfiorando gli alberi.

Recuperatolo decido di aggiungere un bel po’ di piombo nel muso nonostante il centraggio da manuale. Sono determinato: “o la va o si spacca”!

Questa volta va, e decisamente meglio!!!! Forse mancano ancora alcuni grammi ma faccio quota e incomincio a divertirmi visto che la manovrabilità tutta ne risulta migliorata e la tendenza di partire in vite è quasi scomparsa.

Ancora una mezz’oretta di magia pura: il panorama stupendo, il sole prossimo al tramonto, l’asssenza totale di qualsiasi turbolenza e una condizione dolce ovunque quando a terra più nessuna fogliolina si muove!

 

!!!  M E R A V I G L I O S O   !!!

 


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Il terzo giorno mi alzo prestissimo per salire in vetta a fare alcune foto sperando che al primo mattino la foschia non si sia ancora insediata e si possa ammirare il famoso panorama del Mottarone completo di Monte Rosa e Alpi Svizzere. Invece l’arrivo imminente di una perturbazione non mi permette di ottenere i risultati sperati.

 

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Scendendo faccio ancora alcune foto dal campo di volo e poi mi fermo all’emergenza usata dal parapendio per vederla meglio e fare una foto da sotto.

 

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Di nuovo al B&B faccio colazione con il resto della famigla appena svegliatasi dopodiché andiamo a Stresa per visitare il parco della Villa Pallavicino con il suo giardino zoologico per la felicità di mia figlia.

 

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Nel primo pomeriggio la perturbazione annunciata dal meteo ci regala una bella docciona che ci costringe ad un cambio di vestiti quando torniamo in auto.

Percorriamo la strada che contorna la base settentrionale del Mottarone per arrivare a Orta dove faccio una foto al pendio da sotto.

Il cielo è di nuovo un po’ meno cupo e tira una brezza moderata da O. Se fosse così anche lassù forse si volerebbe bene…

 

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Un giretto per il borgo…

 

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All’imbarcadero per l’isola di S.Giulio, vediamo dall’altra parte del lago proprio in direzione dell'isola, arroccato su uno strapiombo, il Santuario della Madonna del Sasso e decidiamo di passare da là il giorno dopo durante il rientro.

 

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Ultimo giorno (sigh! ): Caricata la macchina di tutte le nostre mercanzie, seguiamo le indicazioni per il luogo scelto che da sotto, tutto sommato, non sembra poi così alto.

 

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Tutt’altra impressione quando poi si guarda dal parapetto del santuario: uno strapiombo mozzafiato,  tutto il lago sotto ai piedi e il Mottarone con il suo pendio di fronte appena spostato sulla sinistra.

Meritava veramente salire fino a questo luogo.

 

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Peccato che la parziale copertura nuvolosa residua del giorno precedente non consenta di fare foto di qualità ma forse è meglio così: sono solo le 11 e nonostante il sole molto “malato”, dallo strapiomo salgono già interessanti sbuffi tiepidi che fanno prudere i pollici… lo spiazzo davanti al santuario, seppure un po’ giusto in misure, è coltivato a prato inglese… … … w le nuvole e continuiamo la breve visita!!!

 

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Ormai è l’ora di cercare un posto in cui pranzare e la trattoria della località Boleto ci serve un ottimo pranzetto in un luogo ideale per gli amanti della quiete e della natura, in cui il tempo sembra essersi fermato alcuni decenni orsono.

 

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Dopo la breve visita al piccolo ma interessantissimo mulino ad acqua destinato alla pesta della canapa da tessuto, delle mele e delle noci della frazione Artò restaurato

recentemente, rientriamo a casa passando dalla Valsesia con gli occhi pieni di bei ricordi di volo e non solo.

 

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...FINE!


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